Dall’ampia presentazione di Claudia Daniotti su Lorenzo Lotto scegliamo alcune opere legate alle varie città in cui il pittore veneziano, fondamentalmente nomade e irrequieto, proseguì la carriera.
Chiamato a Treviso (1498-1506) dal Vescovo, Lotto partecipa alla corte vescovile e eseguisce due ritratti – Ritratto del Vescovo Bernardo de’ Rossi, opera non idealizzata, con un fondo di verde vivace, e Ritratto di giovane con lucerna (Broccado Malchiostro), in cui Lotto gioca con il nome di Broccardo tramite una tenda di broccato bianco con il disegno del cardo.
Trasferitosi nelle Marche (1506-1509 e 1510-13) dipinge il Polittico di San Domenico in cui si può distinguere l’influenza di Dürer nelle forme legnose e nella cura dei dettagli (stoffe, gioielli, anelli, libri). Nella Pietà sovrastante si possono notare le capacità spiccate di Lotto di rendere le emozioni – ad es. la tenerezza della Maddalena che carezza la mano e sorregge il braccio del Cristo.
Dal 1513 al 1526 Lotto si stabilisce a Bergamo continuando a dipingere argomenti religiosi: decora l’Oratorio della famiglia Suardi, notevole per la raffigurazione di Cristo come la vite, la storia di varie sante e le attività quotidiane del popolo. Tra i ritratti di famiglie benestanti notiamo quelli di Leonida e Lucina Brembati in cui Lotto gioca sul significato dei nomi con la piccola zampa di un leone e con le lettere C I inserite sulla luna.
Rientra a Venezia fino al 1549, con una permanenza nelle Marche, visite a Treviso e lavori destinati a Bergamo. Nonostante difficoltà professionali e economiche fa dei capolavori, ad esempio L’Annunciazione (1532) a Recanti notevole per l’espressione di Maria. Gli occhi assenti e la mano stretta con le vene blu esprimono l’ambiguità del Ritratto di gentiluomo anziano con guanti (Liberale da Pinedel?) (1542-44).
Grazie Claudia di una presentazione dotta e affascinante.