La storia della mafia continua a stupire, a inorridire e a scandalizzare piú che mai sia italiani che stranieri – reazioni condivise dall’assistenza numerosa e attenta alla conferenza seria di Paolo Giannone sulla mafia. Paolo ha discorso, non solo di mafiosi famigerati, ma anche di politici e magistrati che avevano da fare con loro.
In particolare Paolo si è soffermato sul periodo sanguinoso e crudele degli anni ’70 e ’80 dei Corleonesi quando capitali Luciano Leggio [Liggio], Salvatore Riina e Bernardo Provenzano fecero strage dei concorrenti palermitani per controllare le estorsioni, le rapine e il raffinamento e il traffico della droga.
La narrazione del maxi processo 1986-1987 era particolarmente avvincente: Paolo ha spiegato come i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino convinsero mafiosi pentiti tali Tommaso Buscetta a rompere la legge dell’omertà. Buscetta rivelò l’esistenza della Cupola, la gerarchia della mafia, e i legami occulti tra la mafia e la politica. I magistrati capirono non solo che l’infiltrazione mafiosa delle banche permetteva il lavaggio del denaro ma che loro potevano scoprire l’identità dei destinatori dei fondi. Cosí riuscirono a montare il maxi processo di 475 imputati, di cui 360 condannati. L’orgoglio della mafia fu colpita; però Falcone e Borsellino furono assassinati, fatto che suscitò lo sdegno dei cittadini italiani.
Paolo ha affermato che la mafia esiste tutt’ora con l’accordo dello stato. Ma è decentralizzata e le famiglie sono piú piccole con attività nelle banche, nella borsa, sul net.